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Papato, impero e monarchie nel XIII secolo

 

Il XIII secolo è segnato da un perenne conflitto tra il Papato e l’Imperatore. In particolare, attorno al 1200, Innocenzo III divenne papa e, sulle orme del predecessore Gregorio VII, estese lo Stato della Chiesa a Umbria, Marche e Romagna, rese obbligatorie la comunione e la confessione, divenne l’unico in grado di nominare i vescovi e istituì il Tribunale dell’Inquisizione incaricato di processare le eresie (anche attraverso la tortura). Secondo la sua teoria, il Papa era il Sole, l’unico capace di illuminare il potere temporale dell’Imperatore - Luna. Innocenzo III, con la sua concezione, condizionò le sorti della politica europea, in particolare del Sacro Romano Impero.

 

 

Divenne, infatti, il tutore di Federico II, figlio della normanna Costanza d’Altavilla e del figlio di Federico Barbarossa, e destinato a ereditare la Germania e il Sud Italia. Federico II, tuttavia, si allontanerà ben presto dalla protezione di Innocenzo III, diventando imperatore soltanto alla sua morte.

 

 

Egli scelse di vivere in Sicilia, a Palermo, e creò un forte regno, riaffermando il potere imperiale sui baroni, fondando l’Università di Napoli e permettendo la rinascita dei commerci, dell’arte e della cultura. Temendo la scomunica, Federico II accettò di avviare una Crociata contro i musulmani, conquistando Gerusalemme mediante la diplomazia. Il Papa, vedendolo come un segno di amicizia nei confronti dei musulmani, lo scomunicò.

 

 

Il conflitto tra Papa e Imperatore trovò terreno anche in Italia, quando i comuni del Centro Nord decisero di dividersi tra Guelfi (sostenitori del Papa) e Ghibellini (sostenitori dell’Imperatore). Alla morte di Federico II, il figlio Manfredi continuò tale scontro, inducendo il Papa a chiedere aiuto alla Francia di Carlo d’Angiò in cambio della concessione del Sud Italia. Con la battaglia di Benevento del 1266, Carlo d’Angiò riuscì a impossessarsi di tale territorio e a iniziare la dominazione angioina. Essa, tuttavia, fu osteggiata dalla rivolta dei Vespri siciliani nel 1282 a causa della forte tassazione imposta dal governo francese. Il regno d’Aragona, nato in Spagna, accorse in soccorso dei comuni italiani e combatté duramente contro gli Angioini, in una guerra che si concluse con la pace di Caltabellotta nel 1302. Gli Aragonesi ottennero il predominio della Sicilia, mentre le zone restanti del Sud Italia rimasero agli Angioini.

 

 

In Inghilterra, nel frattempo, la nobiltà, l’alto clero e i mercanti si scontrarono con il re Giovanni senza Terra a seguito dell’alta tassazione imposta per finanziare la guerra contro la Francia. Per ricondurre i sudditi all’ubbidienza, il re fu costretto a concedere nel 1215 una carta delle libertà, la Magna Charta Libertatum, che imponeva che nobili e alto clero fossero giudicati da un tribunale di loro pari, che nessun uomo libero potessere essere arrestato senza processo e che il re dovesse convocare il Consiglio del Regno prima di imporre nuove tasse. Per la prima volta nella storia il potere del re subì delle limitazioni, portando così alla nascita del Parlamento.

 

 

Il successore di Giovanni, alla sua morte, tentò di riaffermare il proprio potere assoluto, senza però riuscirci.

 

 

A differenza dell’Inghilterra, la Francia uscì rafforzata dalla guerra, a seguito della vittoria di Bouvines. Il nuovo re, Luigi IX, seppe donare alla nazione un’organizzazione efficiente, imponendo le tasse e mandando i funzionari a controllare i territori lontani dalla corte. Allo scopo di non inimicarsi il popolo, il re seppe conquistarsi la fama di uomo devoto accogliendo i poveri, fondando ospedali, partecipando alle Crociate. Alla sua morte, Luigi IX venne proclamato santo e il prestigio della corona aumentò tra la popolazione francese.  

 

 

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