Paolo III, 1996 (olio su tela)

Durante tutta la sua carriera, Chuck Close ha fatto affidamento sulla ritrattistica come componente chiave della sua arte ed è noto per i dipinti in cui i volti dei suoi soggetti sono grandi. Questo dipinto monumentale rappresenta una nuova direzione che il suo lavoro ha preso a metà degli anni '90. L'intera tela è riempita con una porzione della faccia ritagliata, posizionata frontalmente, e lo spazio di sfondo è quasi completamente eliminato. Close non accetta commissioni - dipinge solo autoritratti, membri della sua famiglia, amici e persone associate al mondo dell'arte. I suoi dipinti sono derivati da fotografie scattate dai suoi soggetti. Per questo lavoro, il suo modello era Paul Cadmus (1904-1999), un importante pittore figurativo americano noto per le sue opere degli anni Trenta. Negli anni '60 Close iniziò ad usare una griglia per organizzare le sue composizioni. In Paolo III questa griglia è ruotata di 45 gradi, formando forme di diamante che sono riempite di cerchi, loop e punti luminosi multicolori. Ogni diamante è un dipinto astratto indipendente, pieno di energia, gesto e colore. L'effetto complessivo è come un caleidoscopio, che cambia sempre man mano che lo spettatore si muove. Da vicino, l'immagine è quasi impossibile da leggere. A distanza, tuttavia, i singoli elementi si cristallizzano in caratteristiche facciali riconoscibili.